Trento Film Festival, la montagna si ama e si tutela anche al cinema

Chi ama la montagna non è abituato a coltivare la sua passione in poltrona, ma ci sono eccezioni e il Trento Film Festival è una di queste. La 73ma edizione, appena conclusa, ha offerto tante opportunità di conoscenza, divertimento, riflessione, meraviglia, ampliamento degli orizzonti. I bambini hanno potuto sperimentare l’arrampicata con palestre allestite in piazza o imparare a fare il formaggio, i grandi hanno potuto rabbrividire vedendo le imprese di sciatori che si buttano da cime impossibili, cimentarsi in passi di tango o nella caccia al libro antico, incontrare alpinisti e scrittori o partecipare a escursioni nelle montagne circostanti. Non solo cinema, quindi, ma trekking a tema, laboratori, momenti culturali, presentazioni di libri, tutto sotto un comune denominatore: impariamo ad amare e tutelare il nostro mondo.
Il nostro mondo, per colpa nostra, è in pericolo, e a dirlo sono stati molti film, molti libri, molti interventi e, prima di tutti, la foto emblema della manifestazione, un ghiacciaio in bianco e nero di una potenza espressiva travolgente, come solo Salgado sa fare (chi può non perda la mostra Sebastião Salgado Ghiacciai, al Mart di Rovereto fino al 21 settembre). Questa trasmissione di consapevolezza costituisce il successo principale di questi 10 giorni, intensamente frequentati da un pubblico di tutte le età che ha potuto scegliere tra 126 film, 165 eventi e 100 appuntamenti dedicati alle nuove generazioni.

Indice:
Dalle Alpi Apuane ai rifugi gestiti da donne
Tra i film che arriveranno nei circuiti nazionali speriamo vivamente ci sia Tra natura e quota. Giovanni Storti sopravvive alle Alpi Apuane, di Giorgia Lorenzato e Manuel Zarpellon. Un film-documentario che, con l’ironico ed efficacissimo apporto del noto attore, sempre intensamente impegnato sulle tematiche ambientali, richiama l’attenzione sulla straordinaria biodiversità di questi luoghi, dove giovani volenterosi si stanno battendo per valorizzare il loro territorio in modo sostenibile in una fase in cui gli equilibri tra ambiente e sviluppo sono particolarmente precari.
È già nelle sale, invece, Mauro Corona. La mia vita finché capita. Confesso che non era tra i primi film che sarei andata a vedere e invece mi ha affascinato per l’ambientazione (i luoghi del Vajont), per l’immagine cruda e autentica della montagna lontana dal turismo e per la storia personale di questo controverso personaggio.
Ma il mio preferito è Straordinarie, di Giorgia Lazzarini, che racconta le storie – diverse ma convergenti sotto molti aspetti – di sei donne che hanno scelto di fare le rifugiste. Le montagne di Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige sono gli scenari di interviste a cuore aperto, in cui gli orizzonti ampi, le albe e i cieli stellati hanno come contraltare la mancanza d’acqua, i rifornimenti via teleferica e, di recente, l’inconsapevolezza di un’utenza poco consapevole, ritrosa a comprendere che l’essenzialità dei rifugi è una necessità intrinseca e, soprattutto, un’opportunità di staccare davvero. A queste vite in quota il film guarda con occhi che vedono le cose come stanno, alti e bassi, emozioni e difficoltà. Senza giudizi né bilanci finali.
Speriamo che molti possano vederlo.

Il circuito di distribuzione tra appassionati
Ma come recuperare almeno qualcuno dei film presentati? Sul sito del Festival sono reperibili alcune proiezioni già fissate ma come di consueto è adesso che si metterà in moto la diffusione. I film della rassegna trentina vengono riproposti grazie a centinaia di proiezioni organizzate in collaborazione con decine di sezioni del CAI, comuni, cineclub, associazioni culturali e tante altre istituzioni. Un vero circuito di distribuzione parallelo che punta sulla qualità e originalità dei film proposti. Gli appassionati di montagna potranno contare su documentari d’autore, cortometraggi, adrenalinici film di alpinismo e produzioni su temi legati alle Alpi e alla vita in montagna.
Ho parlato di tre film, tutti italiani, ma nessun italiano è stato tra i vincitori dei principali premi. Il miglior film è Donde lo árboles dan carne, di Alexis Franco, storia di una famiglia della Pampa argentina di fronte alle conseguenze del cambiamento climatico e alla vita rurale sempre più aspra. Miglior film di alpinismo, popolazioni e vita di montagna – e premio Cai – è Adra, di Emma Crome, che, partendo da una storia di alpinismo in Galles, riflette e fa riflettere sui concetti di comunità e identità.

Premi a chi, la sostenibilità, la realizza
Ma altri premi segnalano che l’attenzione alla conservazione del pianeta e di stili di vita a misura d’uomo, in questo Festival, è una cosa seria. Ne è un esempio il premio EUSALP. Quello che mi tiene qui, che sceglie film focalizzati sul mantenimento dei territori alpini nella loro identità e li valorizza come luogo in cui scegliere di vivere. Ha vinto Le Capre di Margone di Misheck Shikabeta, su giovani imprenditori che investono se stessi nel recupero di metodi di allevamento antichi.
Non poteva mancare un Premio Green Film, organizzazione che qualifica i film prodotti a basso impatto ambientale. Il riconoscimento premia le produzioni dedicate a valori e pratiche della sostenibilità, con particolare attenzione all’ambiente montano. Vince The Wolves Always Come at Night di Gabrielle Brady, che racconta gli effetti del cambiamento climatico su una comunità di pastori e un intero mondo che scompare, toccando il tema spesso dimenticato dei migranti climatici.

Libri: la traversata inclusiva dell’Islanda
Ambiente in primo piano anche buona parte della programmazione letteraria. Qualche esempio: Un mondo senza api. Breve storia di un disastro annunciato e tentativi di resistenza di Marco Valsesia (Longanesi), che racconta la vita segreta degli alveari di montagna e dà una triste conferma: le api sono in pericolo e non c’é tempo da perdere. Un’analoga richiesta d’aiuto arriva da Cristian Ferrari e Alberto Carton, autori de I ghiacciai del Trentino (Cierre edizioni e SAT – Societa degli Alpinisti Tridentini), e da Michele Freppaz e Enrico Peyrot, curatori di Alpi in divenire. Sguardi a confronto in Valle d’Aosta (Forte di Bard Editore) che descrive in modo originale il complesso stato di salute delle alpi valdostane associando la ricerca scientifica con la fotografia storico – contemporanea.
Ma anche qui ho un preferito, ed è The look beyond, di Simone Salvagnin, Montura Editing, con Giuseppe Cederna che ha impreziosito la presentazione leggendo alcuni brani. Il libro fa parte dei titoli che Montura pubblica con obiettivi di sostenibilità e inclusione, devolvendo il ricavato a progetti di solidarietà. Simone è partito a piedi, zaino in spalla, in un viaggio di 17 giorni e 400 chilometri, con la compagna e un amico. Insieme, hanno vissuto la scommessa di vivere il viaggio di una persona quasi totalmente cieca in uno dei luoghi che sono visivamente tra i più spettacolari e selvaggi. Simone ha visto con i loro occhi, si è fatto raccontare i geyser, ha toccato con le mani le rocce taglienti e le ha fatte toccare anche a loro, ha sentito il calore del vapore e il freddo del ghiaccio. Ha dato e ricevuto, camminando, percezioni diverse. Ha visto sicuramente più di molti altri.

Prossimo appuntamento: Trento, dal 24 aprile al 3 maggio 2026.
Foto e video sono realizzati da studentesse e studenti del TAG – Trentino Alta Formazione Grafica (Anitrano Stefano, Baldessari Cristian, Berguecio Bertolini Loredana, Bridi Serena, Emiliano Zanini, Franchini Christian, Maddalena Cattani, Maines Anna, Poli Alice, Sirghi Daniela, Stablum Emanuele) e da Liber Menendez, Cristina Perciuleac e Sophia Perin, coordinati da Michele Purin e Marco Varrone.

Vivo a Roma e in Trentino. Giornalista professionista, appassionata di outdoor, scrivo prevalentemente sulle tematiche legate alla montagna, al trekking e ai cammini. Mi piace condividere le meraviglie che incontro, e per questo collaboro all’organizzazione di trekking in posti poco conosciuti, dal Molise all’Australia.
• [email protected]