Sentieri Tematici in Dolomiti: dai Cavaghiaccio agli Artisti
Quando andiamo in montagna tendiamo a goderne, essenzialmente, l’aspetto legato alla natura, che spesso si percepisce nelle sue massime potenzialità. Gli ambienti di alta quota, però, sono fortemente caratterizzati anche da altri elementi, tutti discendenti dalla conformazione naturale ma sviluppati, nei secoli, in modo del tutto particolare, che desta e merita attenzione.
Spesso i percorsi, anche molto noti, sono nati per esigenze pratiche, come il trasporto di merci, materiali o persone, nei luoghi in cui la conformazione lo rendeva possibile, e man mano che il sentiero si consolidava alimentava un circuito di nuovi passaggi, nuove storie e, in alcuni casi, nuove connotazioni.
Alcuni di questi sentieri sono ancora oggi legati, anche nella toponomastica, alle antiche attività umane che li hanno generati, come la produzione di carbone, la caccia, l’estrazione di metalli o la tagliatura del ghiaccio. Altri hanno legato il proprio nome ad eventi storici, come quelli della Prima Guerra mondiale, o a personaggi che li hanno frequentati con assiduità e passione. In tutti i casi, percorrerli significa abbinare il piacere escursionistico all’arricchimento legato alla storia dell’uomo.
Un ottimo strumento per conoscere sentieri di questo tipo è la guida “Dolomiti, sentieri dedicati”, scritta da Paolo Bonetti e Paolo Lazzarin per Versante Sud (collana Luoghi Verticali).
Indice:
Il Percorso
Il libro descrive con accuratezza 45 percorsi, e le relative storie, dell’area dolomitica compresa tra il Brenta e la Cresta Carnica. Si tratta, in genere, di trekking di medio livello per escursionisti con una discreta esperienza. In alcuni casi, i sentieri sono invece attrezzati e in altri si passa per vie ferrate. Pochi quelli che richiedono competenze alpinistiche.
La presentazione delle escursioni segue un andamento da ovest ad est, iniziando dalle vicinanze di Madonna di Campiglio per spostarsi verso la Paganella, Chiusa per poi concentrarsi, con numerose proposte, nell’area del Catinaccio, della Marmolada, delle Odle. Proseguendo sempre verso est, altra importante concentrazione di proposte è tra il Civetta, il Pelmo, il Vajont e il Cadore, ma si arriva anche a Dobbiaco e Kalkstein. In genere si tratta di percorsi di un giorno ma in alcuni casi, come il Sentiero Albrecht Durer, in Val di Cembra, ne dura due, con 40 chilometri di lunghezza, 1800 metri complessivi di dislivello in salita e 1400 in discesa. Dedicata al noto pittore tedesco, che lo percorse alla fine del Quattrocento e ne dipinse ad acquerello alcuni scenari, come le Piramidi di Segonzano, questa pista, tracciata già in epoca romana, aveva la funzione di collegare la Val d’Adige con la Val di Cembra nei mesi delle inondazioni primaverili e autunnali.
Del tutto diversa la funzione del Troi da la Posta, il sentiero che in Val Gardena veniva percorso, due volte a settimana, dai postini per portare la corrispondenza dalla Val d’Isarco a Ortisei. Impegnativo allora, soprattutto con le abbondanti nevicate di un tempo, oggi è un’accessibile escursione di 3 ore con 350 metri di dislivello in salita e 480 in discesa. Un’altra escursione che ricalca le orme di un’antica attività umana, attraversando magnifici scenari naturali, è Viel del Pan, che serviva per il trasporto di vettovaglie e farina da pane dalla Valle del Cordevole alle valli dell’Isarco. Il cammino inizia da Passo Pordoi per arrivare al lago di Fedaia, al cospetto della Marmolada, ma è percorribile anche nell’altro senso ed è uno dei più gettonati della zona.
Sempre nell’ambito delle attività umane, un percorso particolarissimo ma meno conosciuto è la Via dei Cavaghiaccio. Siamo nelle Vette Feltrine, dove nel periodo tra Seicento e Ottocento il commercio del ghiaccio era fiorente, in quanto essenziale per la conservazione dei cibi. I cavaghiaccio raccoglievano la neve, la pressavano e la portavano a valle, immagazzinandola nelle neviere, delle sorte di frigoriferi naturali dove che la preservavano dallo scioglimento, o rompevano il ghiaccio con attrezzi da boscaiolo per conservarlo nelle grotte, dette giàzzere. Gli ambienti carsici erano l’ideale per questi immagazzinamenti, e ancora oggi vi si trovano in estate grotte con notevoli quantità di ghiaccio. A questa attività si lega, verso la fine dell’Ottocento, la vicenda della Birreria di Pedavena, non lontano da Feltre, che necessitava di grandi quantità di ghiaccio perché il suo impianto di refrigerazione venne sequestrato dagli Austriaci durante la Prima Guerra mondiale. Alcuni volenterosi lavorarono per aprire una via di collegamento che da una delle giàzzere della Val Fratta portava il ghiaccio in Val San Martino. Chi volesse ripercorrere oggi questo itinerario dovrà affrontare un percorso senza difficoltà tecniche ma di un certo impegno, con 1300 metri di dislivello in salita e in discesa. Verrà premiato da una degustazione nella birreria, ancora in funzione.
Nelle Dolomiti Agordine, invece, si può rivivere la particolarissima storia personale del maggiore inglese William Tilman. Grande esploratore ed alpinista, nel 1944 fu paracadutato nell’altopiano di Asiago per creare un ponte di collaborazione tra alleati e combattenti locali, giungendo, nella sua attività di distribuzione di viveri, ad acquisire un’ottima conoscenza del territorio e contribuendo a salvare Belluno dall’invasione. A lui è dedicata l’Alta Via Tilman, un percorso in dieci tappe lungo 190 chilometri, di cui la guida propone la prima tappa, da Falcade a Gares attraverso la Forcella de la Stia, in uno scenario che comprende la Cresta di Costabella, le Pale di San Lucano. 800 metri di dislivello in salita e 1000 in discesa.
E ancora: i percorsi dei carbonai, dei cacciatori, del trasporto a valle del legname, dei contrabbandieri…
Come è strutturata la guida
Ognuno dei 45 percorsi è sostanzialmente presentato in due tempi. Il primo, in non più di un paio di pagine, descrive sinteticamente gli aspetti tecnici dell’escursione, i punti di arrivo e partenza, i parcheggi o trasporti pubblici, gli eventuali punti di ristoro. Il secondo ne racconta la storia, facendo un gran lavoro di ricostruzione e di sintesi che ci fa iniziare a capire quante vicende e quanta complessità ci sono nei sentieri che percorriamo spensieratamente.
Una cartina di piccole dimensioni offre un’idea di massima del percorso, quindi per affrontare l’escursione occorre la traccia gps o una cartina di maggiori dimensioni: a questo scopo, sono sempre riportate le indicazioni per trovare, sulle Tabacco, il percorso che interessa.
Ricchissimo e di ottimo livello il corredo fotografico, che accentua il carattere di libro di lettura che caratterizza questa guida.
Conclusioni
Una bella fonte di informazioni e di idee, questo libro, perché riesce a dare motivazioni di interesse anche a percorsi facili. Ci sono trekking per tutti i livelli e questo consente un’ampia varietà di scelta. Soprattutto, però, è un volume pensato per le persone curiose, che vogliono conoscere, ed è adattissimo alla progettazione di un fine settimana o di un piccolo viaggio a tema. Più che una guida da tenere nello zaino, è un libro da leggere con attenzione quando si inizia a pensare quale percorso scegliere. Per partire con più interesse e più consapevolezza.
Vivo a Roma e in Trentino. Giornalista professionista, appassionata di outdoor, scrivo prevalentemente sulle tematiche legate alla montagna, al trekking e ai cammini. Mi piace condividere le meraviglie che incontro, e per questo collaboro all’organizzazione di trekking in posti poco conosciuti, dal Molise all’Australia.
• [email protected]