Montagna e solitudine
Montagna e solitudine, spesso queste due parole vengono utilizzate assieme. Non è una costante, anzi la montagna può diventare anche luogo di aggregazione, di feste, di costinate e avventure di gruppo, ma la natura, i silenzi e l’immensità delle alte vette accompagna spesso le persone solitarie concedendo momenti di grande felicità.
Questo articolo vuole essere un libero pensiero sulla solitudine nella società moderna, maturato un pomeriggio trascorso nella quiete dei boschi di montagna.
Indice:
Società odierna
Viviamo in una società per certi versi aggregante, per altri esclusiva. I centri abitati si affollano sempre di più, i condomini si riempiono di famiglie, le attività aggregative si moltiplicano e le possibilità di vivere con gli altri sono diventate infinite.
Vivendo in città è difficile trovare un posto e un momento solo per se stessi, senza vedere nè sentire nessuno.
Traffico, suoni e rumori si accumulano nella testa, pensieri e occupazioni, problemi e scadenze, tasse, impegni, moltissimi pensieri occupano la nostra mente impedendoci di trovare un po’ di pace.
Ma la cosa più triste che accade nei grandi centri abitati è il sentirsi soli nonostante si è circondati da migliaia di persone. Questa è una condizione molto triste che deve farci riflettere come società.
Solitudine
La solitudine è un sentimento ma anche una condizione. Ci si può sentire soli oppure essere soli.
Può anche essere positiva o negativa, a seconda delle condizioni in cui si presenta. Molte persone ne sono terrorizzate, altri la desiderano ardentemente.
È molto bella e interessante la distinzione presente nella lingua inglese fra “loneliness” e “solitude“, probabilmente i popoli anglosassoni l’hanno vissuta più profondamente rispetto a noi latini.
Loneliness è una condizione negativa, la percezione di un senso di isolamento, di mancanza di amicizie e persone vicine a cui volere bene e che ci vogliono bene. È spesso associata alla depressione.
Solitude invece è un’altra cosa. È la condizione di essere soli senza altre persone. Non è però negativa, è spesso la condizione dei pensatori, dei filosofi e delle persone spirituali. Accompagna monaci, eremini e le persone in cerca di qualcosa, aiuta a pensare e riflettere, aiuta a vivere con se stessi.
Montagna e solitudine
La montagna è lontana, calma e quieta. Non ci sono code, traffico, ingorghi, clacson, sirene, orologi, asfalto…
La montagna è la meta per eccellenza della solitude, di quella solitudine positiva, una solitudine da ricercare per trovare se stessi, pensare e vivere il momento senza pressioni nè preoccupazioni.
Camminare, sudare, faticare, muoversi, respirare, tutto al alta quota, dove l’aria è più pura e i suoni sono veri, naturali.
Sedersi su un masso circondati dall’erba, vedere qualche marmotta che sgattaiola nella sua tana, poter urlare senza paura che nessuno ci senta, potersi muovere in totale libertà, poter pisciare contro un albero, poter essere liberi e felici. Questo è la montagna.
Vivere in montagna può essere difficile, si può sentire la mancanza di altre pesone, la mancanza di aiuto, di qualcuno su cui contare e appoggiarsi. Ma nei centri abitati le persone sono disposte ad aiutarci, ad appoggiarci? Forse si, forse no, forse dipende dalle zone, ma in fondo nei periodi problematici dobbiamo cavarcela da soli, a prescindere da chi ci circonda.
La montagna con la sua solitudine può rafforzarci, mostrarci che siamo in grado di prenderci cura di noi stessi, può darci fiducia e libertà.
La solitudine che si prova e che si vive in montagna aiuta a conoscere se stessi, a rafforzare anima e mente e a riequilibrarci in questo mondo affollato e caotico. La natura alla fine vince sempre.