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Scritto da Loris

Erbe di montagna: commestibili e selvatiche

Con l’arrivo della stagione primaverile, sempre più prossimi all’estate, le lunghe passeggiate all’aria aperta diventano un must a cui è impossibile rinunciare. Inoltre, se non sei esperto ma vorresti affinare le tue conoscenze botaniche per raccogliere le erbe di montagna commestibili, la prima cosa da fare è saperle intanto riconoscere.

Quello che ti servirà, oltre ad una guida opportunamente adeguata, saranno un essenziale paio di forbici e un cestino per contenerle. 

L’atto stesso della raccolta di erbe commestibili, non solo conferisce la possibilità di riappropriarsi di quello che la natura ci offre, ma di farsi una cultura in questo ambito. Si ricordano le tradizioni iniziate dai nostri antenati, nel rispetto della biodiversità esistente sul nostro amato pianeta Terra. 

Ma quali sono le erbe di montagna commestibili e come facciamo a riconoscerle? Scopriamolo insieme.

Erbe di montagna: quali sono le tipologie?

Partiamo dal presupposto che le erbe di montagne, quelle spontanee commestibili, se vengono raccolte correttamente senza privarle della radice, possono poi essere piantate nel giardino o nell’orto di casa propria.

L’operazione preventiva necessaria, però, sarà informarsi e farsi aiutare da chi ne capisce davvero, al fine di evitare di scambiare erroneamente un’erba buona con un’altra che invece si rivela tossica e quindi dannosa per la salute.

Per lo stesso motivo, bisogna essere sempre sicuri al 100%, senza incorrere in rischi evitabili.

Inoltre, vanno raccolte solamente quelle erbe che non siano protette o di cui ne sia vietata la vendita. Questo punto è fondamentale, sia per non ricadere in multe, sia per preservare l’ecosistema e la biodiversità.

Sono diverse le erbe commestibili che si possono trovare in natura, estremamente versatili e ricche di proprietà importanti. Ecco alcune tra le più diffuse e facilmente reperibili.

Erbe di montagna commestibili e selvatiche: quali sono?

Un buon raccoglitore è in grado di riconoscere, grazie alla sensibilità ambientale di cui si fa portavoce, i prodotti che la terra gli mette a disposizione. 

Tra le principali erbe selvatiche commestibili di montagna citiamo: 

  • Tarasacco
  • Buon Enrico
  • Cumo
  • Bruscandoli.

Analizziamone singolarmente le caratteristiche principali.

Il Tarassaco

Il TaràssacoTaraxacum officinalis, saluta il sopraggiungere della primavera, risvegliandosi insieme a lei. A livello visivo, la sua fioritura è facilmente inconfondibile – a maggior ragione in montagna – per i caratteristici fiori gialli che ne connotano l’aspetto. 

Il suggerimento ideale è quello di raccoglierlo in breve tempo, così da evitare che le foglie diventino troppo grandi. 

Una delle caratteristiche più rappresentative di questa pianta erbacea è data dagli appellativi con i quali si è soliti chiamarla:

  • Dente di leone: per la forma tipica frastagliata delle sue foglie.
  • Soffione: legato al fatto che i semi di cui si costituisce vengono trasportati via dal vento.
  • Picassan: terminologia più specificatamente veneta, per mettere in evidenza invece le sue proprietà diuretiche.
  • Virasul: appellativo piemontese per la sua somiglianza ad un piccolo sole o ai fiori più grandi conosciuti come Girasoli.

Per quanto concerne le sue caratteristiche benefiche, una di queste è relativa al fatto che il tarassaco stimoli l’afflusso della bile nell’intestino, ragion per cui gli effetti sul processo digestivo sono piuttosto notevoli, andando anche ad ottemperare eventuali disturbi legati alla stitichezza. 

In più, lo si può mangiare sia crudo che cotto, nonostante si suggerisca di berne l’acqua di bollitura per conservarne meglio le proprietà. Inoltre, le foglie più fresche della pianta erbacea possono essere impiegate nella preparazione di insalate miste, cucinate nei modi più disparate, ripassate anche in padella per un sapore più deciso. 

Nonostante il sapore identificativo prettamente amarognolo, il tarassaco può essere messo anche sott’aceto oppure, in alternativa, per dar vita ad infusi benefici e gradevoli.

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Il Buon Enrico

Il Buon Enrico, dal nome scientifico Chenopodium bonus-henricus, significa etimologicamente “foglia a piede d’oca” ed è conosciuto anche come Farinello o Spinacio selvatico. 

È possibile reperirlo soprattutto sui prati di montagna, in genere fra i 500 e i 2100 metri di altitudine, e lo si può riconoscere dalle foglie che ricordano proprio il piede d’oca che. Al tatto, danno la sensazione di essere ricoperte di sabbia molto sottile. 

Il suggerimento principale, è quello di procedere con la raccolta nel periodo intercorrente tra luglio e ottobre

Il sapore del Buon Enrico non è molto diverso da quello dei più comuni spinaci. Per questo, è perfetto da utilizzare in cucina anche grazie alle sue proprietà curative.

Le sue foglie possono infatti essere tranquillamente cotte, bollite o soffritte e condite come meglio si crede per farne dei ripieni gustosi. Oppure, per i più pratici, è possibile consumarle crude per farne delle ottime insalate. 

Sul fronte delle proprietà, il Buon Enrico è colmo di Sali minerali, ferro, saponina, acido ossalico e vitamina C. Per questa ragione, risulta perfetto per intervenire come rimedio naturale contro alcuni disturbi particolarmente diffusi, come quelli legati ai reni e ai reumatismi, fino ad impieghi per contrastare la stitichezza.

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Il Cumo

Il Cumo o Cumino di montagna o Carvi si chiama così per il fatto che somigli proprio al Cumino, che è la celebre spezia orientale tra le più note.

Questa pianta erbacea cresce di solito in zone ben esposte al sole, fino ad un’altitudine di 2000 m.

In questo caso, il Cumo può essere utilizzato interamente: foglie e frutto compreso.

I suoi semi sono perfetti per essere impiegati come spezia, al fine di conferire un tocco aromatico alle pietanze. Non da meno, per il suo sapore intenso, si rivela versatile anche nella realizzazione di liquori o distillati. La Grappa con il Cumo, infatti, ha una straordinaria reputazione. 

Per quanto riguarda le proprietà, anche in questo caso in ambito digestivo, il Cumo adempie al meglio al suo obiettivo, per combattere tutti i disturbi che ne possono derivare.

In cucina, le foglie di Cumo si rivelano perfette per cucinare un buon risotto e tanti altri primi piatti impeccabili.

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Bruscandoli

I Bruscandoli o Luppolo selvatico (Humulus lupulus) è una pianta selvatica rampicante, in grado di crescere spontaneamente fino ad un’altitudine di 1200 m.

In cucina, ne vengono utilizzati i germogli, che ricordano gli asparagi per aspetto e sono noti per il loro gusto particolarmente intenso. Portatori di una moltitudine di sostanze benefiche, si presentano come una pianta erbacea estremamente versatile. 

Per quanto riguarda le proprietà identificative, le più celebri sono legate alla cura del sonno, ovvero per combattere l’insonnia, e al comparto diuretico. Non da meno, spiccano per le funzioni epatiche che riescono a stimolare correttamente e per la battaglia contro la ritenzione idrica. 

I germogli del Luppolo contengono poche calorie: il compromesso ideale se si volesse farne un uso massiccio per gli impieghi più disparati.

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Conclusioni

Di erbe di montagna commestibili e selvatiche ce ne sarebbero veramente tante. Qui te ne abbiamo dato un piccolo assaggio, per incuriosirti e stimolare la tua voglia di approfondire questo tema.

Ti ricordiamo però, e ci teniamo a ribadirlo, di raccoglierle solo ed esclusivamente se sei sicuro che sia la pianta esatta e se non vi siano divieti alla raccolta.

Ricorda anche che molte erbe sono facilmente riconoscibili, mentre altre (come lo zafferano, di cui abbiamo parlato in questo articolo), potrebbero essere scambiate con specie velenose o tossiche.

Quindi, presta molta attenzione e non raccogliere nulla se non hai certezza.

Esistono tantissimi esperti e professionisti che potranno darti maggiori dettagli in questo ambito: per imparare, partecipa anche a qualche uscita escursionistica botanica in cui ti verranno spiegate piante, fiori e le loro proprietà principali.

Vedrai così tutto in prima persona.

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Loris

Appassionato da sempre di montagna, sono co-fondatore di Attrezzatura Trekking.
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