A piedi dalla Svizzera all'Emilia Romagna: un cammino che parla Europeo - AttrezzaturaTrekking.it
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Scritto da Daniela De Sanctis

A piedi dalla Svizzera all’Emilia Romagna: un cammino che parla Europeo

Ci sono Cammini che hanno un valore particolare. Una storia che non appartiene più a un singolo personaggio ma a una collettività e a una grande visione. Ben 1400 anni fa, un monaco irlandese concepì, nel suo fervore religioso, il pellegrinaggio come diffusione della dottrina di Cristo e il fondare monasteri – oasi di pace e produttività negli anni bui del Medioevo – come un intessere una rete tra popoli che già allora chiamava Europa. Questo monaco irlandese, Colombano, fu il primo ad esprimere il concetto di un’unione tra le genti del Vecchio Continente, ed è per questo che oggi gli itinerari da lui percorsi acquisiscono un significato irripetibile e speciale.

Per seguire tutto questo, niente di meglio de “Il Cammino di San Colombano”, Guida scritta da Caterina Barbuscia e Valeria Beretta, pubblicata da Terre di mezzo Editore. Ancora prima che un manuale prezioso per partire, è un volume essenziale per conoscere un progetto e capire che all’idea di Europa qualcuno era arrivato quasi un millennio e mezzo fa.

Come è realizzata la Guida?

Ma chi era San Colombano?

La sua storia, efficacemente sintetizzata nelle prime pagine, è piuttosto anomala. Deciso ad abbracciare la vita monastica fin dall’adolescenza, solo verso i 50 anni inizia a girovagare per l’Europa con un piccolo gruppo di religiosi, fondando monasteri. Francia, Austria e, infine, Italia sono le tappe di un peregrinare durato quasi 25 anni e, pare, 5.000 chilometri. La sua idea di monachesimo è l’opposto della stanzialità: il pellegrinaggio, lo spostarsi da un luogo all’altro senza mai concedersi radici, è funzionale a diffondere la fede. Praticò questo concetto con convinzione, visto che, si calcola, a 50 anni dalla sua morte c’erano ben 80 monasteri di derivazione colombaniana.

Una figura come questa non poteva che ispirare l’obiettivo di ricostituire il percorso della sua vita e di quello che, già all’epoca, per lui era “fare l’Europa”. Il progetto “Il Cammino di San Colombano” sta riunendo regioni, province e comunità europee per creare un itinerario che colleghi l’Europa da nord a sud, partendo dall’Irlanda e passando attraverso Inghilterra, Francia, Germania, Svizzera, Liechtenstein e Italia. L’idea base è attraversare prevalentemente paesaggi e borghi lontani dai grandi flussi turistici, favorire contatti internazionali e valorizzazione dei territori ed evidenziare man mano il ruolo di Colombano e delle comunità da lui fondate. Con il Cammino di San Colombano torna a rivivere una delle più antiche vie di pellegrinaggio in Europa.

La Guida di Terre di mezzo descrive la parte italiana del percorso, di 330 chilometri, che inizia a Villa di Chiavenna, al confine con la Svizzera, e scende attraversando tutta la Lombardia per arrivare a Bobbio, in Emilia Romagna, dove si trova l’ultimo monastero da lui fondato che fu, per secoli, non solo un luogo religioso ma un fiorente centro economico, con 700 lavoratori, e uno dei maggiori centri culturali dell’Italia settentrionale.

I primi 178 chilometri, da Villa di Chiavenna a Milano, si snodano su sentieri conosciuti e ben segnalati (Il Sentiero del Viandante, il Sentiero di Leonardo e la ciclabile della Martesana). Per questo sono descritti in un capitolo unitario, che presenta tutte insieme le dieci tappe dell’itinerario.

Le successive otto tappe sono descritte in singoli capitoletti, e sono corredate da tabella dei dislivelli, cartina del percorso, indicazioni sui servizi, le strutture ricettive e le principali attrattive da vedere durante il cammino. 

Gli itinerari e i percorsi

Le prime dieci tappe sono, prevalentemente, un percorso ciclopedonale, immerso nella natura e costantemente accompagnato dalla presenza dell’acqua. Infatti si costeggiano il lago di Como, prima, e il fiume Adda, poi, fino al naviglio della Martesana. Il paesaggio circostante è inizialmente montano, gradevolissimo, e man mano diventa rurale, fino al tratto urbano per entrare a Milano, dove questa prima sezione si conclude in un altro luogo iconico: la basilica di Sant’Eustorgio. 

Queste prime dieci tappe hanno una lunghezza variabile dai 10 ai 25 chilometri, e sono ricche di vestigia storiche e bellezze artistiche. Alcune soste sono caldamente consigliate, come, nella seconda tappa, quella all’Oratorio di San Colombano, risalente all’Alto Medioevo, o la Collegiata di San Lorenzo, a Chiavenna, databile al V secolo. Ma sono interessanti anche opere di altro tipo, come la centrale idroelettrica di inizio Novecento a Porto d’Adda, tuttora funzionanti, o le grandi ruote idrauliche in legno a Groppello, il Forte di Fuentes, a Colico, testimonianza della dominazione spagnola, e il villaggio operaio di Crespi d’Adda, edificato nell’Ottocento da un imprenditore tessile per i lavoratori e ancora abitato dai loro discendenti.

Dopo Milano, il paesaggio assume i contorni dolci delle colline piacentine. Le otto tappe che portano fino a Bobbio – dai 15 ai 23 chilometri al giorno – si svolgono per buona parte su asfalto ma in contesti piacevoli, con dislivelli che raramente arrivano a 400 metri. Costellato di vestigia storiche e tesori d’arte, questo itinerario trova punti particolarmente forti in cui il significato religioso si unisce a quello del progresso umano. Un punto particolarissimo è quello della quarta tappa, con la traversata del Po, rigorosamente da compiere con il traghettatore Danilo, che non manca mai di regalare coinvolgenti notizie sulla storia dei cammini e sui pellegrinaggi nel nostro Paese. Ma è anche possibile scoprire, poco dopo aver lasciato Milano, che intorno all’anno Mille nel territorio banino vennero sviluppate diverse produzioni vinicole pregiate, le stesse che oggi sono conosciute come Colombano (bianco e rosso), l’unico vino della provincia ad avere il marchio Doc.

L’arrivo a Bobbio, luogo tutto da scoprire, è davvero ricco di significati, che culminano nella visita all’Abbazia dedicata al Santo, fondata nel 614, che per secoli ha fortemente influenzato lo sviluppo del territorio e della comunità locale. La sua biblioteca, secondo alcuni, ispirò Umberto Eco nello scrivere “Il nome della rosa”. Da non perdere anche il Ponte Gobbo, sia per la sua splendida architettura sia per la leggenda che lo vuole scenario della Gioconda di Leonardo. Insomma, sotto ogni punto di vista c’è una ricchezza che merita il viaggio.

Conclusioni

Questa Guida fa davvero scoprire un mondo. Un mondo alla portata di tutti, visto che la maggior parte del Cammino non presenta difficoltà e spesso è percorribile anche da biciclette. Ma bisogna avere tanta voglia di conoscenza, perché le ispirazioni sono davvero infinite. Particolare lo spirito con cui va affrontato questo percorso. Per dirla con le parole dell’Associazione Amici di San Colombano – che fa parte del partenariato che sta realizzando il progetto del Cammino– “l’invito a chi intraprenderà questo cammino è di giungere a scoprire, attraverso la bellezza della natura e di tante forme di cultura, quella casa comune europea che Colombano riuscì a intravedere fin dai suoi albori”.

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Daniela De Sanctis
Daniela De Sanctis

Vivo a Roma e in Trentino. Giornalista professionista, appassionata di outdoor, scrivo prevalentemente sulle tematiche legate alla montagna, al trekking e ai cammini. Mi piace condividere le meraviglie che incontro, e per questo collaboro all’organizzazione di trekking in posti poco conosciuti, dal Molise all’Australia.
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