Quali muscoli vengono coinvolti nel trekking?
Passeggiare all’aria aperta, magari in campagna o tra i sentieri di montagna, è una delle attività migliori per sentirsi in forma, ma anche per ritrovare la calma e la serenità ed alleviare lo stress della vita quotidiana. Infatti, il contatto con la natura insieme agli effetti benefici dell’attività fisica sono un toccasana per tutto il corpo. Il trekking è un’attività fisica che può essere praticata da tutti. Permette di rinforzare e tonificare il corpo e, in quest’articolo, vedremo quindi quali muscoli vengono coinvolti nel trekking.
Il trekking è un’attività completa, ovvero recluta tutti i distretti corporei, e seppur non ci sia bisogno di una preparazione specifica, è sempre meglio tener presente alcuni accorgimenti che permetteranno di rendere la camminata nella natura un’esperienza ancora più piacevole.
Ad esempio, meglio iniziare per gradi, limitando quindi la distanza percorsa e indossare le scarpe adatte per prevenire dolori a piedi e gambe o fastidiose vesciche.
Inoltre, va portato uno zaino (che non deve superare il 20% del proprio peso corporeo) in cui mettere bottiglie di acqua e qualche accessorio utile, come fazzoletti, cerotti, spray dopo puntura e ghiaccio per essere pronti a ogni evenienza.
Indice:
Cos’è il trekking?
Il trekking, il cui nome deriva dall’inglese “to trek” ovvero “camminare a lungo”, è un’attività motoria e sportiva che prevede lunghe passeggiate, solitamente tra la natura su percorsi che possono avere una difficoltà diversa in base alla loro lunghezza o alla pendenza.
Fare trekking non è semplicemente passeggiare, ma è un’esperienza più completa. Sui sentieri più scoscesi questa attività ha qualcosa dell’arrampicata, ma sui sentieri più pianeggianti è una camminata che consente di scoprire la natura.
Infatti, non si tratta nemmeno di una corsa, ma di una passeggiata in cui si ha il tempo di soffermarsi ad ammirare la flora, gli animali ed i paesaggi o qualunque altra cosa catturi la nostra attenzione.
E’ un’attività adatta a tutti, senza limiti di età se non la forma fisica e la voglia di vivere una nuova avventura.
Il trekking è un modo sano di mantenersi in forma e di migliorare la propria salute e, stando all’aria aperta, si potrà fare il pieno di Vitamina D, spesso carente, utile per le ossa e il sistema immunitario.
Il trekking coinvolge tutto il corpo ed apporta numerosi benefici, ma permette anche di scolpire il proprio corpo perché lavora efficacemente sui muscoli.
Continua a leggere per capire quali muscoli vengono coinvolti nel trekking e nella camminata.
Quali muscoli vengono coinvolti nel trekking?
Il trekking è un’attività completa che mette in moto tutto il corpo.
Tuttavia, ci sono alcuni muscoli coinvolti maggiormente quando ci dedichiamo a questa piacevole attività all’area aperta.
Ovviamente, tra i muscoli più sollecitati ci sono quelli delle gambe:
- Quadricipiti
- Bicipiti femorali
- Polpacci
- Glutei
Sono questi i muscoli più coinvolti quando si cammina e si fa trekking.
Durante la passeggiata sono i muscoli addominali a dare stabilità al corpo e controllare la postura.
La presenza dello zaino da tenere sulle spalle aggiunge peso e destabilizza la nostra posizione per cui i muscoli addominali vengono chiamati a mantenere la postura eretta durante il cammino.
Quando si fa trekking su sentieri di bassa o media difficoltà, le braccia non ricevono grandi sollecitazioni. Se però utilizziamo i bastoncini da trekking, utili per procedere più agevolmente sui sentieri più ripidi, ed aumentiamo il passo, cosa che costringerà a un maggior movimento degli arti superiori, allora in questo caso possiamo dire che tra i muscoli coinvolti nel trekking ci sono anche spalle, bicipiti e tricipiti.
Tipologie di percorso ed effetti sui muscoli
Tuttavia, quando si parla di muscoli coinvolti nel trekking e nella camminata, bisogna considerare che il reclutamento dei diversi distretti muscolari è diverso in base al tipo di percorso.
Le gambe, a partire dal bacino fino ai piedi, sono sicuramente la parte del corpo che viene maggiormente sollecitata quando si pratica trekking. Il quadricipite, il grosso muscolo posizionato sulla parte anteriore della gamba, ha un ruolo importante nel favorire l’equilibrio. Essendo inoltre “collegato” al ginocchio ne regola anche i suoi movimenti.
La parte posteriore della coscia, invece, dove si trova il bicipite femorale, lavora in sinergia con il quadricipite ed è molto coinvolta quando si cammina. Il trekking è una delle attività che va a sollecitare maggiormente questa zona, anche più della corsa.
I glutei, invece, insieme ai muscoli interni ed esterni dell’anca, vengono chiamati a dare stabilità al bacino e agli arti inferiori, ma sono responsabili anche di una buona postura e di stabilizzare il corpo perché connettono la parte superiore e inferiore del corpo.
Polpacci e muscoli di caviglia e piede, invece, sono davvero sottoposti a molti sforzi.
L’irregolarità del terreno, infatti, va a sollecitare frequentemente questa zona e non sono rare contratture e dolori che possono essere prevenuti con un po’ di stretching. I sentieri con una discreta pendenza vanno a sollecitare ancora di più i muscoli dei polpacci rispetto ad una camminata più agevole in pianura.
Fare trekking su percorsi con irregolarità e con pendenze diverse induce il corpo a continui adattamenti. Questo si traduce in un maggior coinvolgimento dei muscoli profondi, ovvero quelli più vicini alle articolazioni, che sono responsabili anche della postura. Tra i muscoli che vengono coinvolti nel trekking ci sono quindi anche i muscoli addominali e molti muscoli della schiena.
Durata e lunghezza per un trekking efficiente
Ora che abbiamo visto quali muscoli vengono coinvolti nel trekking, vediamo come impostare una camminata efficiente.
Fare trekking vuol dire passeggiare immersi nella natura ed è sicuramente un’attività piacevole per la mente e per il corpo.
Per far sì che la camminata sia efficace anche sotto l’aspetto fisico, ovvero per migliorare la forza ed il tono dei muscoli coinvolti, è necessario che l’escursione duri almeno dai 45 minuti a un’ora. In questo modo, infatti, si stimolerà al meglio il sistema respiratorio e circolatorio.
Prima di cimentarsi con passeggiate o sentieri più impegnativi è bene fare prima un po’ di pratica su distanze più brevi e su terreni pianeggianti con un dislivello massimo di 300/400 metri. Una volta che si esegue questo percorso senza difficoltà, si è pronti per percorsi di trekking più lunghi o con maggiore pendenza.
E’ importante anche evitare di affaticarsi eccessivamente. Una prova è il talk test. Si tratta semplicemente di parlare con un compagno di trekking. Se è possibile farlo senza affanno, allora vuol dire che abbiamo l’andatura giusta. Se invece non si riesce a conversare questo vorrà dire che siamo affaticati e abbiamo raggiunto la soglia anaerobica.
L’esercizio anaerobico produce maggiore acido lattico e va ad attingere alle riserve di zuccheri. Per questo, probabilmente, esauriremo le nostre energie in breve tempo, magari quando siamo ancora a metà del percorso previsto.
Meglio procedere ad un’andatura meno sostenuta, ma costante. Ciò permetterà di rimanere nella soglia aerobica utile per definire il corpo e per migliorare respirazione e circolazione.
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Appassionato da sempre di montagna, sono co-fondatore di Attrezzatura Trekking.
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